di Anna Beretta. È passato poco più di un mese dal momento in cui o toccato per la prima volta il suolo ecuadoriano (40 giorni per essere precisa) e mano a mano le cose cominciano ad avere un ordine: le mille novità cominciano a diventare quotidianità. E, anche se rimane ancora difficile raccontare un posto così vario e diverso, diventa normale vedere le costellazioni girate di 90°, diventano quotidiani i mille colori degli uccelli amazzonici e diventa più semplice raccontare cosa significhi partecipare alla riforestazione dell’Amazzonia.
In questo spazio mi piacerebbe raccontare di quest’ultimo aspetto e del lavoro che svolgo qui.
Nel progetto in cui sono inserita, collaboro con una fondazione franco-ecuadoriana, Ishpingo dal nome kichwa dell’albero della cannella amazzonica, e ci occupiamo di riforestazione. Lo facciamo insieme agli abitanti delle comunità Kichwa che vivono attorno a Tena e utilizziamo piante da frutto e da legno che saranno per loro fonte di ricchezza negli anni a venire. Oltre a questa attività centrale, io e Charlie (una collega della fondazione), lavoriamo nelle scuole delle comunità per costruire insieme a bambini e ragazzi, percorsi di educazione ambientale.
Sia i progetti di riforestazione che quelli di educazione ambientale hanno un punto di partenza, un luogo speciale dove tutto ha inizio: il vivaio.

Pulizia del’are in cui sorgerà il vivaio nella scuola di Shandia
Pulizia a colpi di machete nella scuola di Limonchikta

La mia conoscenza del vivaio è stata, ed è tutt’ora, in continuo divenire. Di giorno in giorno imparo quali sono le varie attività che prevede il lavoro all’interno del vivaio e capisco come, tutte insieme, accompagnino le piantine nel delicato processo che comincia col seme e “termina” con la messa a dimora e, negli anni, porta a ottenere solidi alberi.
Con i bambini delle 6 scuole con cui lavoriamo il primo incontro è dedicato proprio al vivaio e comincia con una domanda: “Che cos’è un vivaio? Qué es un vivero?” La risposta è semplice: la casa che ospita le nostre giovani piantine, che ci permette di prenderci cura di loro e di proteggerle da sole e pioggia troppo forti. La tappa successiva consiste nel costruirlo e quindi armati di machete, pala e mani pronte a sporcarsi di terra, cerchiamo un posto che sia il migliore possibile per ospitare il nostro vivaio. Occorre trovare un luogo il più piano possibile e in cui la terra sia ricca di nutrienti, tierra negra, e che si trovi vicino a una fonte di acqua che ci permetterà di annaffiare le piantine.
Poi è il momento di pulire l’area, un rettangolo di 7m x 4m, liberando il terreno da tutte le erbacce lasciandolo color della terra. Un lavoro a tratti noioso per i nostri studenti, ma che con un po’ di incitamento, qualche chiacchiera e tante risate diventa divertente e porta a ottimi risultati.

Quando il terreno è pronto è il momento di costruire la struttura che proteggerà le piantine: è costituita da 6 pali di guadua (bambù), che ricaviamo facilmente dai terreni vicini alle scuole, e che sostengono il telo ombreggiante, saran, che fungerà da “tetto”. E una rete, malla, disposta attorno al perimetro, che come un muro di cinta, impedirà l’ingresso ai compagni costanti del nostro lavoro, i polli che amano razzolare felicemente nei dintorni.

Una gallina e i suoi pulcini vicino al vivaio della scuola di Jatunyaku
Vivaio con saran montato nella scuola di Limonchikta
Due studenti della scuola di Limonchikta fissano la malla nel loro vivaio

Quando la struttura della nostra casa è costruita e ben solida, ecco che viene il momento di disporre i mobili: pali di guadua delimitano gli spazi in cui alloggeranno le nostre piantine (le chiamiamo camas, letti) che trapianteremo all’interno di fundas, bustine di plastica riempite di terra grazie all’aiuto dei nostri giovani collaboratori.

Gli studenti della scuola di Kachiwañushka
Fundas riempite di terra

Manca solamente seminare alcuni semi in appositi spazi per la germinazione (platabandas de germinación), trapiantare giovani plantule all’interno delle fundas e il gioco è fatto.
Il vivaio è pronto per la crescita di giovani plantule che ci aiuteranno a insegnare ai bambini come osservare da vicino la bellezza dei semi che germinano, delle foglie che spuntano e dei fusti che giorno dopo giorno diventano sempre più alti. E, in ultimo, saranno a loro affidate perché le piantino nei terreni delle loro famiglie e mettano in pratica quella riforestazione che tanto serve a questi luoghi.
Le piante del vivaio saranno, con la loro crescita, strumenti di crescita.